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Errore e responsabilità nella giurisdizione

guarnieri

16 maggio 2016, ore 17.45
Sala del Munizioniere

 
Errore e colpa nell’amministrazione della giustizia. La responsabilità del magistrato: polemiche politiche e interventi legislativi. I problemi organizzativi della macchina giudiziaria. La responsabilità del magistrato minaccia l’autonomia e indipendenza della funzione giudiziaria?
 

Carlo Guarnieri
Nelle democrazie contemporanee il ruolo del giudice ha assunto negli ultimi tempi un peso crescente. Le sue decisioni sono sempre più importanti non solo per la vita quotidiana dei cittadini ma anche per il funzionamento delle istituzioni politiche, economiche e sociali. È quindi evidente che il rilievo delle sue decisioni non può che dilatare le conseguenze dei suoi possibili errori. Anche per questo si parla sempre più, specie nel nostro Paese, di responsabilità del giudice: responsabilità professionale, disciplinare, civile e, secondo alcuni, anche politica. Qual è lo stato della responsabilità dei giudice in Italia oggi? In che misura le varie forme di responsabilità funzionano concretamente? E sono davvero efficaci? Sono in grado di chiamare a rispondere il giudice dei propri errori? In altre parole, sono in grado di assicurarci che il giudice si comporti in modo davvero responsabile? E non divenga invece ancora più schiavo di complicati e inutili formalismi?
 
Carlo Guarnieri insegna Sistema politico italiano e Sistemi giudiziari comparati nell’Università di Bologna, dove attualmente è anche responsabile scientifico del Centro Studi e Ricerche sull’Ordinamento Giudiziario (CeSROG). È componente del comitato scientifico dell’Ufficio studi della giustizia amministrativa e del comitato esecutivo dell’International Political Science Association. È autore di numerosi saggi e studi, in particolare sui rapporti fra giustizia e politica. È infatti autore di The Power of Judges (con P.Pederzoli, Oxford UP, 2002), Giustizia e politica in Italia (Il Mulino, 2003) e Il sistema politico italiano (Il Mulino, nuova edizione di prossima pubblicazione).

Rodolfo Sabelli
Secondo il senso comune, commette errore il giudice che dà torto a chi ha ragione o che assolve il colpevole. In realtà, la questione è più complessa. Nell’attività giurisdizionale, sia la fase dell’accertamento dei fatti sia quella della decisione sono governate da regole ed è la violazione di tali regole – e non il contrasto in sé fra la decisione assunta e una supposta verità assoluta – che può integrare l’errore. Si pensi al caso di una sentenza emessa sulla base di prove non false ma illegittime o a una decisione assunta in base a un presunto senso di giustizia sostanziale ma con grave e ingiustificata violazione delle regole di giudizio. Se tale è l’errore nell’attività del giudice, anche la responsabilità del magistrato dovrà essere valutata in relazione al rispetto o meno di quelle regole. Senza dimenticare che la valutazione dei fatti e delle prove e l’interpretazione della legge sono attività complesse e che una medesima situazione può dar luogo a valutazioni diverse, senza che né l’una né l’altra possa dirsi tecnicamente errata. Se si prestasse sufficiente attenzione a questi aspetti, forse molte decisioni apparentemente ingiuste potrebbero risultare meno incomprensibili all’opinione pubblica.
 
Rodolfo Sabelli è entrato in magistratura nel dicembre 1987. Nel corso della carriera ha esercitato funzioni di pubblico ministero, dapprima a Pistoia, poi, dal 1994, a Roma, dove si è occupato delle materie della colpa professionale, della tutela del patrimonio artistico, dell’esecuzione penale, dei reati societari e fallimentari. Dal 2008 al 2016 è stato componente della Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale. Dal 2012 fino al marzo 2016 è stato presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Attualmente è Procuratore Aggiunto presso la Procura di Roma, dove coordina le indagini relative ai reati di natura economica.



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