Quale Novecento?
12 novembre 2017, ore 17.45
Sala del Minor Consiglio
La rivolta di Berkeley, Marcuse e gli altri maestri – 1964, Paola Pelissetto
Guidata da giovani e giovanissimi studenti, cui l’impegno e la milizia attiva nel Movimento per i diritti civili nel Sud hanno dato una nuova coscienza dei gravi problemi sociali del paese, la ribellione di Berkeley ha inteso a colpire e mettere in questione l’intera struttura dell’istruzione universitaria americana, la sua subordinazione al potere economico e la sua incapacità di dare risposte persuasive alle innumerevoli domande poste da una nuova generazione di studenti.
Il processo di Chicago e la follia americana – 1968, Michele Marchesiello
Apertosi nel 1969 – anno segnato politicamente dall’avvento della presidenza Nixon – il ‘processo di Chicago (passato alla storia come il ‘Chicago Eight Trial’) mise sotto accusa il movimento Yippies, quello degli attivisti contro la guerra in Vietnam e il gruppo afro-americano delle ‘Black Panthers’. L’imputazione era quella di associazione al fine di organizzare manifestazioni di piazza in occasione della Convenzione Nazionale del Partito Democratico, svoltasi a Chicago nel 1968. In realtà, a Chicago 23.000 poliziotti e guardie civili fronteggiarono – per così dire – (ma le autorità stesse parlarono in seguito di una vera e propria ‘police riot’, aggressione da parte delle forze dell’ordine) una folla pacifica di circa diecimila studenti, dei quali quasi 2000 furono arrestati.
Gli otto imputati vollero apertamente mettere alla berlina il processo e un giudice manifestamente ostile, lanciando baci alla giuria, indossando toghe da magistrato, esponendo in aula la bandiera dei Viet Cong. Il giudice – esasperato – ordinò addirittura che l’imputato Bobby Seale, uno dei capi delle Black Panthers, che insisteva per difendersi da solo, comparisse in aula ammanettato alla sedia e imbavagliato. Per la difesa, testimoniarono in aula alcune tra le maggiori celebrità del tempo: da Timothy Leary a Norman Mailer, da Arlo Guthrie e Phil Ochs ad Allen Ginsberg (che provocò il giudice intonando l’ om dal banco dei testimoni).
A cura del Centro Culturale Primo Levi
Apertosi nel 1969 – anno segnato politicamente dall’avvento della presidenza Nixon – il ‘processo di Chicago (passato alla storia come il ‘Chicago Eight Trial’) mise sotto accusa il movimento Yippies, quello degli attivisti contro la guerra in Vietnam e il gruppo afro-americano delle ‘Black Panthers’. L’imputazione era quella di associazione al fine di organizzare manifestazioni di piazza in occasione della Convenzione Nazionale del Partito Democratico, svoltasi a Chicago nel 1968. In realtà, a Chicago 23.000 poliziotti e guardie civili fronteggiarono – per così dire – (ma le autorità stesse parlarono in seguito di una vera e propria ‘police riot’, aggressione da parte delle forze dell’ordine) una folla pacifica di circa diecimila studenti, dei quali quasi 2000 furono arrestati.
Gli otto imputati vollero apertamente mettere alla berlina il processo e un giudice manifestamente ostile, lanciando baci alla giuria, indossando toghe da magistrato, esponendo in aula la bandiera dei Viet Cong. Il giudice – esasperato – ordinò addirittura che l’imputato Bobby Seale, uno dei capi delle Black Panthers, che insisteva per difendersi da solo, comparisse in aula ammanettato alla sedia e imbavagliato. Per la difesa, testimoniarono in aula alcune tra le maggiori celebrità del tempo: da Timothy Leary a Norman Mailer, da Arlo Guthrie e Phil Ochs ad Allen Ginsberg (che provocò il giudice intonando l’ om dal banco dei testimoni).