5 marzo 2018, ore 17.45
Sala del Maggior Consiglio
Attenzione! evento annullato
Se nella tradizione drammaturgica che va da Euripide a D’Annunzio, passando per Seneca, Racine e Swinburne, l’amore tragico di Fedra per il figliastro Ippolito è stato rappresentato come una passione, non solo in senso sentimentale e sensuale ma anche, e soprattutto, nel senso etimologico del patire, per tratteggiare la figura di Fedra come quella di una donna succube del destino o della volontà degli dei, Eva Cantarella ne rilegge il mito suggerendo una Fedra paladina del diritto all’autodeterminazione, contro ogni divieto morale, sociale o familiare.
Rassegna Miti senza tempo, a cura di Eva Cantarella e Nicla Vassallo