Bach trascrittore

musica classica
Bach trascrittore
Concerti per clavicembalo solo
21 e 22 marzo 2014
Salone Maggiore Consiglio
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Molti compositori tra cui Bach, Liszt, Busoni e Ravel si sono dedicati alla trascrizione, alla parafrasi e alla revisione di opere altrui, lasciando una forte traccia della loro personale maestria. Spesso infatti nei programmi di molti pianisti appaiono le parafrasi o le trascrizioni di Liszt, a testimonianza della bellezza di tali lavori, sia quelli legati al mondo dell’opera lirica che a quelli derivati dal genere sinfonico.
Impossibile non ricordare la trascrizione della Symphonie fantastique di Berlioz, impegnativa composizione anche sotto il profilo del virtuosismo strumentale, o quella delle nove Sinfonie di Beethoven. Ancora più evidente è il caso di Ravel, che trascrive splendidamente per orchestra alcune proprie composizioni per pianoforte o per pianoforte a quattro mani e realizza un assoluto capolavoro di preziosismi timbrici nella magistrale trascrizione per grande orchestra dei Quadri di una esposizione, originariamente scritti per pianoforte da Musorgskij.
Bach si avvicinò alle composizioni di Vivaldi avendo conosciuto l’edizione olandese delle raccolte de L’estro armonico, de La stravaganza e dei Concerti op. 7, pubblicate dal musicista veneto quando non era ancora affermato a livello europeo e desiderava farsi conoscere nei paesi di lingua tedesca. Il successo delle opere del Prete Rosso fu tale che ben presto le sue composizioni divennero per tutti i musicisti un modello per la brillantezza e la vitalità generate dall’energia ritmica e dalla chiarezza armonica. Era il periodo in cui Bach lavorava a Weimar presso la corte ducale, tra il 1708 e il 1717, quando strinse amicizia con l’allievo principe Johann Gottfried di Sassonia-Weimar.
Probabilmente l’interesse verso le opere di Vivaldi e di altri compositori italiani era dettato da ragioni pratiche di studio e approfondimento. Nelle rielaborazioni dei Concerti per clavicembalo, Bach non si limitò a trasferire meccanicamente le parti degli archi alla tastiera; ovunque l’avesse ritenuto necessario, diede spessore alle linee dei bassi, modificò con aggiunte le parti intermedie e ornò in modo importante le linee melodiche dei tempi lenti attraverso ricche fioriture, con lo scopo di ridurre i limiti del clavicembalo nei confronti dei suoni tenuti previsti nell’originale scrittura per strumenti ad arco. Tra i Concerti di altri autori spicca il bellissimo Concerto per oboe di Alessandro Marcello per il quale Bach elaborò per l’Adagio una ornamentazione espressiva e raffinata che costituisce ancora oggi un modello ideale di studio sulla prassi dell’ornamentazione.