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Leo Spitzer

cartolina lettere ai prigionieri

Lettere di prigionieri di guerra italiani
1915-1918

9 ottobre 2017, ore 17.45
Munizioniere

In occasione dell’uscita del volume presso il Saggiatore un incontro con Claudia Caffi, Enrico Testa, Antonio Gibelli, Lorenzo Renzi, Laura Vanelli, Vittorio Coletti.

Ti dico che sto bene sono vivo e vedo morire e morire e ogni giorno. (…) ti saluta ti S.Michele il marito patre, Donato

Così scriveva il 5 ottobre 1915 un soldato salentino alla moglie, prima di essere ucciso, testimoniando con pochissime parole della immane carneficina della guerra.
Questo frammento di lettera è solo una goccia del grande fiume di corrispondenza che ha unito in Italia i combattenti con le loro famiglie e i loro conoscenti durante la prima guerra mondiale. Sono stati scritti, hanno calcolato ufficialmente le Poste, 4 miliardi di lettere e di cartoline.
L’interesse per questo enorme deposito di scrittura popolare si è manifestato in Italia molto dopo la fine della Grande Guerra, in particolare grazie alla traduzione italiana, nel 1976, dell’opera del geniale linguista austriaco Leo Spitzer Lettere di prigionieri di guerra italiani (1915-1918), apparsa a sua volta parecchio tempo prima in tedesco, nel 1921. Il libro è ora ristampato a cura di Lorenzo Renzi, con nuovi contributi critici di Antonio Gibelli, Luca Morlino, Silvia Albesano, Enrico Benella, Laura Vanelli (Milano, il Saggiatore, 2016).
In questi anni, storici e linguisti hanno indagato a fondo da diversi punti di vista questo grande corpus di scritture, opera di soldati figli di una nazione in cui l’alfabetizzazione di massa era ancora ai suoi inizi.
L’incontro di Palazzo Ducale è l’occasione per riconsiderare questo tema con alcuni degli studiosi che più hanno contribuito alla conoscenza di quelle voci lontane, ma che ci parlano ancora.







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