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Luigi Ferrannini

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Solitudine e depressione
mercoledì 17 aprile 2019, ore 17.30
Sala del Maggior Consiglio

Diversi studi epidemiologici hanno confermato che il processo di invecchiamento dell’individuo e della collettività si è accompagnato in questi anni ad un aumento molto forte della condizione di solitudine della persona anziana: crisi della famiglia come luogo di compensazione e di equilibrio tra i componenti, problematiche demografiche, realtà abitative caratterizzate da una progressiva riduzione degli spazi, allentamento dei legami di amicizia e di vicinato, diffusione della comunicazione per via elettronica come illusione di adeguati rapporti interpersonali.
La solitudine è un fattore aggiuntivo a molti altri, quali l’età, le patologie croniche e la perdita parziale o totale dell’autosufficienza, che accelera il processo di “fragilizzazione” della persona anziana: rischio di mortalità, presenza di patologie, riduzione delle funzioni cognitive e disturbi dello spettro dell’umore.
Loneliness can be deadly for elders (NYT, 30.12.16).
Nei soggetti anziani, la solitudine finisce per associarsi a una riduzione significativa della qualità, oltre che dell’aspettativa di vita. Infatti, gli anziani con i più alti livelli di solitudine sono quasi due volte più esposti alla probabilità di morire prematuramente di quelli con i livelli più bassi di solitudine (Cacioppo&Cacioppo, 2015) e di andare incontro a disturbi dello spettro dell’umore, in particolare la depressione maggiore, anche con alto rischio di comportamenti autolesivi.
Vi sono anche evidenze della relazione tra solitudine come effetto e fattori genetici ed infiammatori come causa, con perdita dei fattori di protezione.
Di fronte a questa realtà, diventa indispensabile avviare una campagna per sensibilizzare i singoli individui e le comunità sulle possibilità di compiere scelte che riducano il rischio di solitudine delle persone anziane.
E’ necessario operare una modificazione culturale, per incidere sull’individualismo che domina le modalità di vita di oggi e che è diffuso attraverso i media come mezzo di autorealizzazione e di autovalutazione. Un secondo obiettivo è rappresentato dal fornire stimolazioni all’individuo che invecchia per fare in modo che nel tempo non trascuri di coltivare le diverse occasioni di reti relazionali che la vita offre e perché manifesti la propria soggettività e le conseguenti richieste di supporto, modificando atteggiamenti ancora prevalenti che tendono ad impedire in età avanzata la libera espressività del sentire individuale. (M. Trabucchi)

Luigi Ferrannini, primario di Psichiatria dal 1980, ha lavorato in Ospedali Psichiatrici, Centri di Salute Mentale e Servizi Psichiatrici Ospedalieri. Consulente del Ministero degli Affari Esteri per lo sviluppo di Programmi di Cooperazione Internazionale nell’area dell’assistenza psichiatrica e della salute mentale in Paesi in situazioni di conflitto. Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’ASL n. 3 “Genovese” dal 1994 al 2013, data di pensionamento. Consulente del Ministero della Salute, della Conferenza Stato-Regioni e dell’AGENAS sui temi della salute mentale e dell’assistenza psichiatrica dal 2006 al 2016 e dell’Agenzia Sanitaria della Regione Liguria dal 2013 al Maggio 2016. Segretario della Società Italiana di Psichiatria (SIP) dal 2000 al 2009 e successivamente Presidente dal 2009 al 2011. Attualmente Consigliere Onorario. Socio fondatore (1999) dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) ed attualmente Presidente del Comitato di Garanzia ed Indirizzo. Componente del Consiglio dell’Ordine dei Medici della Provincia di Genova dal 2015 al 2017 ed attualmente dal 2018 al 2020.

La Medicina del Terzo millennio, II edizione, a cura di Giancarlo Torre e Giovanni Murialdo, in collaborazione con AUSER Università Popolare dell’età libera – Uniauser Genova





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