sabato 4 maggio 2019
ore 11, Destra/sinistra | Enrico Biale
Agenda progressista
Il progressismo è buono per tutte le occasioni: funziona come giustificazione, funziona come oggetto di maledizione; va bene per spiegare, va bene per complicare; unisce, differenzia. Il progressismo è ovunque ma nessuno sa bene cosa sia e quali istanze dovrebbe sostenere di fronte alle sfide della contemporaneità. Rispondere a queste domande è compito di una filosofia progressista, che risponda alle crisi della contemporaneità con delle prospettive di frontiera che facciano avanzare la riflessione teorica e ispirino una nuova azione politica. Un nuovo progressismo deve aprire percorsi non ancora battuti, pensare che l’umanità debba seguire una certa direzione ma che, lungo questo tragitto, possa prendere tante strade senza mai fermarsi a pensare che solo una sia quella giusta o la migliore.
introduce l’incontro Caterina Croce
Enrico Biale è un filosofo politico che si occupa principalmente di teoria normativa della democrazia. Collabora con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale e con la Fondazione Feltrinelli. Ha pubblicato su numerose riviste internazionali e italiane. È autore di Interessi democratici e ragioni partigiane. Una concezione politica della democrazia. (Mulino 2018) e curatore, insieme a Corrado Fumagalli, di Innovazioni democratiche (Fondazione Feltrinelli 2019) e Per cosa lottare. Le frontiere del progressismo (Fondazione Feltrinelli 2019)
ore 12, Confine | Michela Monferrini
Muri maestri
Un muro è chiusura, confine da valicare, limite ostile; è l’ostacolo della nostra azione, il perimetro istituzionale dei nostri movimenti, l’irriducibile definizione di una diversità. E tuttavia, può anche saper accogliere una preghiera, un sogno; può diventare lo spazio su cui si manifesta l’aspirazione a essere, il permesso di desiderare. Dal Muro di Berlino a quello del Pianto, da Wall Street ai muri dell’artista Candy Chang, dal muro di John Lennon a Praga fino a quello di Hong Kong, passando per Lisbona, Zurigo, Londra, Parigi, i “muri maestri” sono spazi del ricordo, simbolo di fratellanza, manifesto per la ribellione, l’amore, la giovinezza.
introduce l’incontro Andrea Plebe
Michela Monferrini, è autrice di due guide letterarie dedicate alla Napoli di Raffaele La Capria e al Portogallo di Antonio Tabucchi, e del ritratto biografico Grazia Cherchi (Ali&no, 2015). Ha pubblicato il romanzo Chiamami anche se è notte (Mondadori 2014, finalista Premio Calvino 2012, finalista Premio Zocca 2015) e i libri per ragazzi L‘altra notte ha tremato Google Maps (Rrose Sélavy 2016, finalista Premio Gigante delle Langhe 2018) e Charlotte Brontë, tre di sei (rueBallu, 2018). Il suo ultimo libro è Muri maestri (la nave di Teseo, 2018).
Nel 2017 le è stato conferito in Campidoglio il Premio Simpatia per l’impegno nel sociale.
ore 15, Nazione | David Allegranti
Come si diventa leghisti
A un certo punto, Matteo Salvini era ovunque. Su Instagram, con le foto di piatti di pasta al ragù. Su Facebook, con i suoi “bacioni” per i “rosiconi”. In giro per le province e nei quartieri popolari, a prendersi le uova a Livorno e a fare comizi a Pisa. In posti in cui la Lega nemmeno esisteva cinque anni fa e adesso governa o sta per governare. Salvini, insomma, è diventato ingombrante; pronto a occupare ogni spazio, anche fisico, con il proprio corpo, a esibirlo agghindato con le felpe di ogni città in cui si precipitava a far campagna elettorale, scegliendo con precisione il capro espiatorio contro cui scagliarsi.
A un certo punto, tutto questo andare su e giù per la penisola, farsi vedere in posti in cui il centrodestra nemmeno aveva il coraggio di andare, sfruttare con una certa spregiudicatezza le ansie delle persone offrendo loro una presunta liberazione ha pagato. Salvini, il parricida politico di Umberto Bossi, è entrato nella testa degli italiani, in una maniera fin qui più convincente dei Cinque stelle, che già vivono una crisi di coscienza e che pure alle elezioni politiche del 2018 avevano preso ben più voti della Lega. Ha fatto di più, Salvini: è entrato nelle teste degli elettori di centrosinistra, che in alcune città hanno deciso di votarlo abbandonando il Pd al suo destino. A Pisa per esempio. Dove la Lega ha vinto nel 2018 conquistando il 25 per cento. Nel 2013, aveva raccolto appena lo 0,35 per cento. Quindi, mi sono chiesto: com’è che si diventa leghisti? Per capirlo ho scelto una città fra le tante conquistate dal centrodestra alle ultime elezioni amministrative, convinto che nei dettagli si nascondano le chiave interpretative per capire cose molto più grosse, e sono andato a Pisa. Per un lungo reportage tra i nuovi leghisti.
introduce l’incontro David Bidussa
David Allegranti, giornalista professionista, dal 2016 è nella redazione de «il Foglio» per cui si occupa di politica. Ha ricevuto il Premio Ghinetti giovani 2012. Ha scritto per «Vanity Fair» e per «Panorama». Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7).
ore 16, Nazione | Carlo Galli
Sovranità. Contro l’utopia della politica liquida
E’ la presentazione del libro di Carlo Galli, Sovranità, Bologna, Il Mulino, 2019. Non si tratta di un’apologia del sovranismo (qualunque cosa ciò voglia dire) ma della ricostruzione del significato storico e filosofico del concetto di sovranità, del suo ruolo centrale nella storia del pensiero politico moderno e nelle concrete vicende dello Stato. E al tempo stesso si prendono in esame le critiche teoriche e le erosioni pratiche di questo concetto, il loro significato e gli interessi economici politici sociali e culturali che attraverso esse si sono affermati. Si dà anche una valutazione critica della situazione attuale della UE, e si sostiene che oggi esista ancora un nesso positivo fra democrazia e sovranità.
introduce l’incontro Michela Bompani
Carlo Galli, già professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, si è occupato di storia del pensiero politico continentale, pubblicando numerosi articoli e libri sulla Scuola di Francoforte, sui controrivoluzionari cattolici, su Machiavelli, Hobbes, Marx, Weber, Tönnies, Arendt, Strauss, Voegelin, Ferrero, Jünger, Schmitt, Vitoria. Si è inoltre dedicato ad una serie di ricerche su alcuni concetti-chiave della moderna razionalità politica. Ha tenuto lezioni, seminari e conferenze in Europa e in America. È stato membro della Camera dei deputati. È Professore dell’Alma Mater presso l’Università di Bologna.
ore 17, Città oggi | Donatella Di Cesare
La vocazione politica della filosofia
È possibile la filosofia in un mondo senza fuori, chiuso su di sé, incapace di immaginare un oltre? Donatella Di Cesare affronta un tema su cui pesa un divieto secolare, e richiama la filosofia alla sua vocazione politica. Nata dalla morte di Socrate, figlia di una sconfitta politica, sopravvissuta a rovesci epocali, come quelli del Novecento, la filosofia rischia oggi di essere ancella non solo della scienza, ma anche di una democrazia sempre più svuotata. Occorre che la filosofia, senza rinunciare alla sua eccentricità, rientri nella polis, divenuta ormai metropoli globale, non solo per portare critica e dissenso, ma anche per risvegliare gli sconfitti, per ridestarli ai sogni che hanno dimenticato nel sonnambulismo del capitale.
introduce l’incontro Michele Luzzatto
Donatella Di Cesare insegna Filosofia teoretica alla Sapienza di Roma. È una delle filosofe più presenti nel dibattito pubblico e internazionale sia accademico sia mediatico. È membro del Consiglio Italiano per i Rifugiati. Tra i suoi ultimi libri ricordiamo: Tortura (Bollati Boringhieri 2016); Terrore e modernità (Einaudi 2017); Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione (Bollati Boringhieri 2017); Marrani. L’altro dell’altro (Einaudi 2018); Sulla vocazione politica della filosofia (Bollati Boringhieri 2018).
ore 18, Legami | Franco La Cecla
Essere amici
La vita nell’amicizia è adesso, lo sentiamo senza dovercelo dire. Vale la pena di vivere per questo, perché c’è l’amicizia. Essa libera la quotidianità dal suo carattere di «compito» e l’esistenza da qualunque sospetto di «doversela meritare». È la ricompensa dei viventi, che non bisogna aspettare anni o in un’altra vita. In questo senso, proprio oggi, per noi contemporanei è una delle più assurde e anacronistiche manifestazioni. Ricorda a una società che ne ha completamente smarrito il senso che non c’è un oltre, ma che esso è già qui, che c’è qualcosa che non corrisponde a nessuno scambio equo, è uno spazio della «ingiusta gratuità», ingiusta perché questa non è offerta a tutti.
introduce l’incontro Andrea Plebe
Franco La Cecla ha studiato tra Palermo, Venezia, Bologna e Berkeley. Si è formato alle Scienze Umane e all’antropologia alla scuola di Carlo Doglio, Giorgio Raimondo Cardona e Ivan Illich. Ha insegnato antropologia in università italiane e straniere, Catania, Bologna, Berkeley, Parigi. Nel 2005 è stato arrestato e processato a Parigi per avere protestato su un aereo per i maltrattamenti da parte della polizia nei confronti di un sans-papier. Ha pubblicato diversi saggi e libri tra cui Perdersi, l’uomo senza ambiente (Laterza), Il malinteso, antropologia dell’incontro (Laterza,) Contro l’urbanistica (Einaudi), Mente locale, antropologia dello spazio (Elèuthera), Modi Bruschi, antropologia del maschio (Elèuthera), Essere Amici (Einaudi).
Ha curato con Francesca Nicola il Manuale di Antropologia Culture in viaggio per Zanichelli. Attualmente lavora per l’Università del Gusto di Pollenzo tra Kenya, Tanzania e Sudafrica sull’autosufficienza alimentare in periodo di crisi.