I Vajont

9 giugno 2016, ore 20.30 Sala del Minor Consiglio
Presentazione e proiezione del film documentario
Il Vajont è come un fiume dentro il quale ci finiscono tutti i torrenti che raccontano la storia di cosa sia capace l’uomo per profitto, avidità, potere e indifferenza. Nei Vajont ci si inciampa, sempre e ovunque
Oltre mezzo secolo fa, un pezzo del Monte Toc si suicidò gettandosi dentro il lago formato dalla diga del Vajont, diga che non sarebbe mai dovuta essere costruita in quel posto. E così un’onda alta 250 metri si rovesciò su case e paesi rubando la vita a 1910 persone, di cui 487 bambini sotto i 15 anni.
A rileggere la storia della tragedia provocata da quella diga (tragedia prevedibile e di cui anche lo Stato italiano fu riconosciuto colpevole nei processi che seguirono) e delle vicende che seguirono -imbrogli, leggi fatte ad hoc per favorire interessi privati in nome della ricostruzione, violenze sui superstiti che cercavano giustizia per i loro morti- si possono riconoscere tante similitudini con altre stragi di tempi più recenti, come se lo stesso copione sia destinato a ripetersi all’infinito, nella totale impunibilità di chi commette questi veri e propri crimini in nome del profitto.
E’ proprio il ripetersi della Storia, senza che nessuno sappia o voglia mai imparare da essa, il tema centrale del film: il profitto che prevarica la sicurezza e il rispetto della dignità e della vita umana, la solitudine dei superstiti nella ricerca di giustizia e verità, una stampa che si ciba cinicamente delle disgrazie e del dolore delle vittime, il business della ricostruzione in cui si insinua sempre il malaffare, e anche l’indifferenza di noi tutti, pronti a dimenticare e a voltare pagina con troppa facilità.
Ne I Vajont si ascoltano le testimonianze che arrivano, oltre che dal Vajont, anche da Broni, con la sua fabbrica d’amianto e di morte che ha decimato la popolazione; dal porto di Genova dove una nave abbatte la Torre piloti e chi vi stava lavorando dentro; dall’Aquila post-terremoto con il suo “progetto case”, che sembra copiato dalla “new town” Vajont, nei pressi di Maniago, in cui vennero deportati molti abitanti di Erto; di Viareggio, con un suo quartiere esploso, 32 morti, a causa del deragliamento di un treno; da Paderno Dugnano, con i morti bruciati in una fabbrica, l’Eureco, in cui il proprietario nulla ha mai fatto per tutelare la vita dei suoi dipendenti. I colpevoli quasi mai pagano e quando succede le pene sono lievi, non certo commisurate ai gravissimi reati commessi.
Ma il cinismo, l’avidità, il potere e anche l’arroganza di chi compie crimini in nome del profitto non sono prerogativa italiana. E così ecco che I Vajont simbolicamente sceglie di trattare una vicenda lontana e arriva in India, a Bhopal, 3 dicembre 1984: dalla struttura logora della fabbrica della multinazionale americana Union Carbide esce una nube tossica che uccide 35mila persone, provoca invalidità più o meno gravi ad altre 600mila e ancora causa la nascita di bambini con gravi malformazioni, fisiche e mentali.
Che fare per non cedere alla disperazione e ritrovare la speranza di poter costruire un futuro migliore? I Vajont si conclude con i messaggi positivi e costruttivi di chi crede che ce la possiamo fare: Arun Gandhi, nipote del Mahatma e attivista per la nonviolenza, Vandana Shiva, ambientalista indiana, e anche un bambino in visita alla diga che apre e chiude la narrazione del film.
Nei titoli di coda una frase del giudice Giovanni Falcone punta il dito contro la maggioranza di noi che non fa seguire alla protesta e al lamento il suo contributo e il suo impegno per cambiare le cose.
Interventi di
Mara Crudeli
Regista e Presidente AIEA
Lucia Vastano
Regista
Valerio Gennaro
Presidente di Medici per l’Ambiente
Modera Teresa Tacchella
giornalista
PartecipaAdele Chiello Tusa madre di Giuseppe Tusa, una delle vittime della torre piloti di Genova
Trailer “I vajont”