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Premio a Wallerstein

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Premio “Mondi Migranti”
a Immanuel Wallerstein
Migrazioni. Vincoli e pressioni
dentro l’economia-mondo capitalista
Sala del Minor Consiglio
11 marzo, ore 18.30

Il Premio Mondi Migranti-Carige per gli Studi sulla Migrazioni Internazionali, giunto alla terza edizione, verrà
consegnato giovedì 11 marzo al sociologo ed economista Immanuel Wallerstein (Yale University, Stati Uniti) che per l’occasione terrà, a partire dalle ore 18.30 nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, una lecture dal titolo Migrazioni. Vincoli e pressioni dentro l’economia-mondo capitalista.

Wallerstein, che è stato presidente dell’International Sociological Association, direttore del Fernand Braudel Center per lo studio delle economie, dei sistemi storici e delle civiltà e professore emerito di sociologia alla Binghamton University (New York), deve la sua notorietà soprattutto ai pionieristici studi sul sistema-mondo e, in particolare, alla pubblicazione dell’opera in tre volumi Il sistema mondiale dell’economia moderna (ed. Il Mulino, 1978, 1982, 1995).

Un’esperienza per lui molto formativa è stata l’analisi e la conoscenza diretta della Africa post-coloniale.
Parte del suo pensiero riprende concetti di Fernand Braudel e Karl Polanyi. A partire dalla divisione compiuta da Polanyi in relazione ai modi in cui l’economia si integra alla società, Wallerstein sviluppa la teoria del sistema-mondo. Esistono due tipi di sistema-mondo: gli imperi-mondo (centralizzati e basati sulla ridistribuzione delle risorse che dalla periferia giungono al centro sotto forma, ad esempio, di contributi fiscali e da qui vengono poi ridistribuite) e le economie-mondo. Mentre sono storicamente esistiti più imperi-mondo, l’economia-mondo è in realtà unica e corrisponde al nostro attuale sistema-mondo. Prima del 1500, il sistema impero-mondo prevalse sull’economia-mondo, ma è dal XVI secolo che il sistema subisce un’inversione, evolvendosi poi in quel che sarà l’economia-mondo capitalistica. La crisi del sistema è legata – anche – alla crisi di ciò che viene definito egemone (ad esempio possiamo definire egemone l’Inghilterra imperiale), che pone fine ad una fase detta A (di crescita) e dà inizio alla fase B (di decrescita). I cicli, secondo Wallerstein, in quanto tali, si ripetono.
La sua affermazione “è semplicemente falso che il capitalismo come sistema storico sia stato un progresso
sui vari sistemi storici che lo hanno preceduto e che esso ha distrutto o trasformato” è una presa di
posizione unica nel suo genere, e piuttosto solitaria, ma è il punto di partenza per una visione
critica del presente. La realtà storica infatti è sempre stata costituita da una antinomia
tra “l’immaginazione degli sfruttatori e la capacità degli oppressi di farsi valere contro di essi”.
La sua concezione dei cambiamenti storici prevede per i prossimi 50 anni una lotta molto forte tra i due elementi
di questa antinomia. La posta in gioco è la scelta tra un sistema sociale molto più autoritario dell’attuale o uno più democratico e partecipativo.

Opere in italiano
La scienza sociale: come sbarazzarsene, Il Saggiatore, 1995
After Liberalism, Jaca Book, 1999
Geopolitica e geocultura, Asterios, 1999
Capitalismo storico e Civiltà capitalistica, Asterios, 2000
Navigando nella transizione, Prospettiva Edizioni, 2002
Il sistema mondiale dell’economia moderna, Il Mulino, 1978 1982, 1995
Alla scoperta del sistema mondo, Manifesto libri, 2003
Il declino dell’America, Feltrinelli, 2004
Comprendere il mondo. Introduzione all’analisi dei sistemi mondo, Asterios, 2006
La retorica del potere. Critica dell’universalismo europeo, Fazi, 2007

Immanuel Wallerstein, economista e sociologo, è stato direttore del “Fernand Braudel” per gli studi di Economia, Analisi storica e Civilizzazione, direttore degli studi alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e presidente dell’Associazione Internazionale di Sociologia.
Ha tenuto diversi corsi come visiting professor nelle Università di tutto il mondo e deve la sua notorietà soprattutto ai pionieristici studi sul sistema-mondo, in particolare a The Modern World-System. Le sue prime critiche al capitalismo, così come la difesa dei “movimenti anti-sistema”, hanno contribuito a renderlo, al pari di Noam Chomsky e Pierre Bourdieu, una voce del movimento contro la globalizzazione.


    





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